mercoledì 24 febbraio 2010

Sogni proibiti. Primo giorno a Londra

Londra è rimasta un sogno proibito per cinque anni. All’indomani degli attentati alla metro del 2005, la mia scuola di lingua aveva soppresso la gita domenicale nella capitale, preferendo il sonno tranquillo dei nostri genitori ai miei sogni di ragazzino provinciale che al massimo era espatriato a Lugano.
L’occasione per partire me l’ha suggerita Rebecca, la mia coinquilina americana, sempre più a suo agio ad organizzare viaggi per i suoi amici in trasferta in Europa.
Stavolta era il turno di Nick, brillante studente di Political Science a Chicago e Kate, futura psicologa.
Tutti e tre vanno a trovare la loro amica Amy, che studia alla Queen Mary. Mai avevo incontrato ragazzi americani così attratti dal vecchio continente, che non si limitano a spalancare il sorrisone ed evocare gli stereotipi (“Arte, pasta, vita tranquilla … ”) quando gli parli di noi europei.
Infatti in treno Nick mi intrattiene entusiasta su Bentham, Hume e Hobbes. Kate però storce il naso e lo interrompe con un bacio al silenziatore sulla bocca: “Ma la vuoi smettere di fare il secchione? Piuttosto, Alessandro, dimmi in quale stato è Kansas City”. Ecco come in pochi secondi Kate è riuscita a distruggere la mia presunta autorevolezza in geografia e soprattutto a sciogliere il dubbio sulla sua situazione amorosa.
Ma come potete immaginare la delusione più grande non è stata sapere che KC sia in Missouri…
Arrivati a Londra, Amy ha un gran voglia di visitare i magazzini Harrod's. I saldi sono nel clou e il richiamo dei cosmetici francesi è irresistibile.
Così accade che mia prima tappa londinese sia l’impero di Al-Fayed. Per tirarmi su penso a quei turisti che appena atterrano a Milano, vanno a visitare via Montenapoleone.
Il department store è … faraonico, non solo per il blasone dei marchi in esposizione ma anche per lo sfarzo degli allestimenti che richiamano l’Antico Egitto. È quasi stupefacente che Al-Fayed abbia voluto la sua statua abbigliata con un completo borghese invece con i paramenti di Tutankhamon.
Il memoriale di Dodi e Diana eretto al piano terra è così sobrio da sembrare dissonante con le iperboli di Dior e Yves Sant-Laurant. Molti turisti, soprattutto Italiani, lasciano le fastidiose monetine da 2 pence di rame per onorare la memoria della “principessa del popolo” e perché no, svuotare anche il portamonete dopo la carta di credito.
Io aspetto il giorno successivo per dare il colpo di grazia alla mia. E levarmi qualche altro sogno proibito.

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