mercoledì 9 settembre 2009

Cappellino rosso, maglia nera, bandiera bianca

Fa quasi tenerezza Badoer mentre racconta le sue disavventure in sala stampa, a Spa, dopo la seconda gara conclusa da ultimo, a trenta secondi dal penultimo, il carneade spagnolo Jaime Alguersuari. Gli chiedono se si senta ormai messo da parte dalla scuderia, se provi imbarazzo per essere l’unico pilota Ferrari arrivato ultimo per due volte di fila, se creda ancora di conservare il volante anche a Monza, proprio ora che Fisichella è sul podio a celebrare un inaspettato secondo posto.
Badoer non ha il piede temerario in curva ma conosce una dote che fuori dal tracciato lo eleva sul gradino piú alto: la dignità. Si offre alle telecamere senza accampare scuse, ribatte colpo su colpo alle velenose insinuazioni dichiarando progressi cronometrici a cui però nessuno crede, infine ammette i propri limiti celando gli occhi rugiadosi per lo sconforto sotto il cappellino rosso di vergogna.
Lo “Schumacher dei collaudatori” ha alzato bandiera bianca. L’anno prossimo tornerà l’uomo ombra del jet set motoristico, il protagonista dei giorni feriali a Fiorano, la balia che alleva le giovani puledre imbizzarrite del cavallino.
Sono passati poco più di quindici anni da quando la Ferrari licenziò Ivan Capelli, sì proprio il competente commentatore televisivo, che evidentemente ha più confidenza con le parole che con le chicane. E di piloti che fanno venire i brividi al solo pensiero di portarti al supermercato sono piene le cronache sportive: dal lussemburghese Carel Godin de Beaufort degli anni ’60 a Kazuki Nakajima dei nostri giorni.
Ma Badoer ha qualcosa in più di tutti questi: vent'anni di militanza mediocre in F1, insomma le stimmate dell’ultimo. Dopo gli esordi in scuderie minori e cinquanta gran premi passati a guardare i tubi di scappamento degli avversari, senza raggranellare nemmeno un punto, passa alla miglior vita del collaudatore: 12 anni a macinare fino a 20 mila chilometri l’anno sulla piste di Fiorano per testare alettoni ed accompagnare i magnati della finanza a bordo delle auto extra lusso.
Tra qualche anno l’epiteto di “Badoer” risuonerà tra gli sberleffi più gettonati dei tifosi, al pari dei nomi di altri illustri ultimi dello sport. Come Luigi Malabrocca che, al contrario del povero pilota veneto, non faceva nulla per evitare l’ultima piazza, anzi gareggiava fieramente con i rivali di retro classifica per conquistare la maglia nera: andava in fuga dietro al gruppo, entrava nei bar , si nascondeva nelle scarpate, nei fienili, nelle cantine, finché un giorno i cronometristi, stanchi dei suoi sotterfugi, gli attribuirono il tempo del gruppo, privandolo della gloria dell’ultimo posto.
E come Comunardo Niccolai, il massimo interprete di autoreti nel calcio italiano. Ne realizzó ben 11 in tutta la sua carriera, spettacolari come i gol del suo compagno del Cagliari, Gigi Riva: testa, destro, sinistro, controbalzo. Tale fu la sorpresa di vederlo esordire in nazionale ai Mondiali del ’70 che il suo allenatore dell’epoca, Manlio Scopigno, sbottò dal divano di casa: "Mi sarei aspettato di tutto dalla vita, ma non di vedere Niccolai in mondovisione".
A noi é toccato Badoer perfino in alta definizione.

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