martedì 11 agosto 2009

Un'eredità scomoda

Giuseppe Fava era un giornalista siciliano, assassinato da Cosa Nostra il 5 gennaio 1984.
La sua colpa non era di aver sedotto la donna di un boss, come il menzognero passaparola innescato dalle "famiglie" aveva lasciato credere, ma di aver accusato chiaramente i clan di truccare appalti e corrompere la pubblica amministrazione.
“I Siciliani”, un giornale libero, senza padroni e referenti, ha scavato nella coscienza omertosa della società creando i primi germogli di resistenza attiva contro la Mafia, tra gli anni ’70 e ’80.
A distanza di più di venticinque anni, il Tribunale di Palermo ordina al quotidiano, da tempo sciolto, di pagare le spettanze ai creditori, e pone sotto pignoramento il patrimonio dei giornalisti.
I figli decidono di saldare il debito di circa settantamila euro con lo Stato che ha dimostrato ingratitudine verso un eroe della resistenza siciliana.
Una scelta incomprensibile d'istinto, ma necessaria e degna. Per spiegarla mi sono affidato alle parole di Socrate nel Critone:
Pensi che possa sopravvivere, e non essere sovvertita, una città in cui le sentenze pronunciate non hanno efficacia, e possono essere invalidate e annullate da privati cittadini?

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