Quarantatre record del mondo. Quarantatre! Non se n’erano mai visti cosí tanti in una stessa vasca durante un Mondiale.
Doping a gogó o progresso fisico e tecnico strabilianti? No, questione di poliuretano.
Il segreto sta nelle fibre dei costumi che hanno trasformato i nuotatori in palombari da piscina: forma aerodinamica, migliore galleggiamento, incremento della potenza.
Un voto quasi unanime delle federazioni nazionali ha peró bandito i costumi high-tech a partire dal 2010. Gli orologi della tecnologia in vasca ritorneranno indietro di circa dieci anni, prima dell’introduzione dei “costumoni” da sub, e i cronometri saranno di sicuro piú parchi di record.
Quando scienza e sport sono legati in modo cosí intricato, nascono domande sul ruolo della tecnologia applicata allo sport. Lasciare il merito della performance interamente allo sportivo o permettere l’“aiutino”? La storia non ammette dubbi: lo sviluppo dei materiali è stato sempre favorito.
Per restare al nuoto, Johnny Weissmuller, primatista dei 100 metri degli anni ’20, reso immortale dall’interpretazione di Tarzan, è stato surclassato da Mark Spitz, olimpionico munito dei ben piú performanti costumini floreali in lycra.
Lo sviluppo tecnologico é visibile in tutti gli altri sport.
I golfisti degli anni '20 “armati” di mazze di metallo non potrebbero competere con Tiger Woods equipaggiato con strumenti in titanio. E Jesse Owens avrebbe potuto fare faville con le scarpe di Carl Lewis, figurarsi con quelle di Usain Bolt…
Eppure nessuno pensa di imporre al talentuoso Tiger gli strumenti di 80 anni fa o al dirompente “Fulmine” giamaicano le calzature di tela degli anni ’30.
Siamo proprio sicuri che ostacolare ora la tecnologia sia un propellente per lo spettacolo e per l’autenticitá dello sport?
Sono anni che la Formula 1 cambia i regolamenti, non solo per rivoltare i rapporti di forza, ma anche per imbrigliare lo sviluppo galoppante delle prestazioni. Risultato? Ascolti e sorpassi in calo costante. Liti? Innumerevoli.
Dal 2000, per battere il leggendario record dell’ora bisogna una usare una bici su cui a mala pena Eddie Merckx sarebbe sarebbe salito per una gita nelle Fiandre. Se fino a 10 anni fa tutti i migliori ciclisti volevano battere quel primato con l’aiuto di velocipedi avveniristici, ora solo qualche atleta di retroguardia si cimenta nell’impresa, nell’indifferenza del pubblico.
La domanda, a questo punto, è se tale controrivoluzione verso il progresso tecnologico sia l’inizio di una crociata contro ogni forma di innovazione nello sport. La vicenda di Oscar Pistorius, campione di atletica e di tenacia, è il segno che i “farisei” stanno imponendo allo sport uno status di immobilità che l'agonismo, per definizione, non ha mai avuto. Lo sport è confronto dell’uomo con se stesso e con gli strumenti del suo sforzo. Il miglioramento non puó prescindere da nessuno dei due fattori.
Provate a chiedere al poeta del tennis Gianni Clerici se sia piú forte Federer o Lendl, Borg o Perry. Risponderà senza indugio che ognuno di loro è figlio del suo tempo.
I campioni non agiscono in un eterno presente. La bellezza dello sport risiede proprio nell’impossibilitá di confronti generazionali. Cosí ogni campione restera' il migliore della sua epoca e la sua gloria rimarrá intatta agli assalti dei successori nel libro dei record.
venerdì 7 agosto 2009
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