La sera dopo il lungo viaggio. La pioggia fitta illuminata dai bagliori dei fulmini.
La radio regala la psichedelia di Syd Barrett: combinazioni acide di chitarre sferzanti, violente come vernice scagliata su tela e liriche ispirate a favole oniriche e sinestesie lisergiche.
I suoni si colorano di emozioni. L’arancione di “See Emily Play”, il verde smeraldo di “Arnold Layne”, l’oscurità spaziale di “Interstellar Overdrive”.
Jupiter and Saturn
Oberon Miranda and Titania
Neptune Titan
Stars can frighten...you
Lime and limpid green
a second scene,
A fight between the blue
you once knew.
Syd è consapevole del genio virulento e pericoloso che rischia di amputare il futuro del suo gruppo, i Pink Floyd. In “Jugband Blues” rivendica, peró, la sua luciditá in risposta a chi lo crede solo uno schizofrenico.
And I don't care if I'm nervous with you
I'll do my loving in the winter.
And the sea isn't green
And I love the queen
And what exactly is a dream
And what exactly is a joke.
Syd ci ha lasciati tre anni fa, dopo trent'anni passati in silenzio a fare il giardiniere nella sua villetta: aveva abbandonato i suoi compagni prima che esplorassero il lato oscuro della luna e varcassero il muro della celebrità. Un diamante pazzo che aveva smesso di brillare troppo presto per entrare nella memoria collettiva.
Stasera mi addormenterò sulle note del suonatore di cornamusa che mi condurrà alle porte della prossima alba.
martedì 11 agosto 2009
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