sabato 25 luglio 2009

Affama la bestia, quando è in vacanza

Sarà per l’aria disimpegnata, sarà perché molti sono in vacanza, la prima buona notizia è che non se ne parla. In Italia le riforme utili vanno quasi tenute al coperto, negli antri più impenetrabili delle Commissioni parlamentari e dei Ministeri.
Ieri il Ministro Gelmini ha annunciato un provvedimento apparentemente secondario che potrebbe aprire una fase nuova dell’università italiana: allocare il 7% del fondo ordinario di finanziamento delle università, cioè 525 milioni di euro, in base alla qualità della ricerca (per due terzi) e della didattica (un terzo). D’accordo, sono spiccioli, ma è l’intenzione quella che conta, cioè incentivare le università a gestire meglio le risorse.
Una “riforma” di tagli come quella dello scorso ottobre si è man mano arricchita di sfaccettature interessanti come la nuova norma del concorso che impone il sorteggio delle commissioni esaminatrici per evitare inciuci, fino a questo primo accenno di incentivo.
Intendiamoci, non è con queste norme marginali che si cambia l’università italiana. I problemi sono enormi e gravosi per le tasche di tutti: altissimi costi per studente (più alti di Francia e Gran Bretagna), 80% dei fondi destinati a retribuzioni dei docenti (in base all’anzianità, per lo più) e una valanga di debiti per finanziare spese correnti che minano la sopravvivenza di molti atenei.
Ben più desolante è però l’incapacità dell’università di proporsi come timone della società, assecondandone, anzi, le iniquità. Il 24% degli studenti universitari proviene dal 20% più ricco delle famiglie; solo l' 8% proviene dal 20% più povero. Nel Sud la disparità è ancora più ampia: 28% contro 4%. Le professioni di oggi ricalcano l’impronta nepotistica delle corporazioni medievali: il 44% degli architetti è figlio di architetti, il 42% di avvocati e notai è figlio di avvocati e notai, e lo stesso per ingegneri, farmacisti e medici. Siamo sicuri che l’università non abbia nulla da rimproverarsi ?
Negli ultimi 40 anni l’Università non è stata “affamata”. Anzi, le è stato concesso uno status di intoccabilità in cui hanno proliferato cupole di baronati e direttòri di sindacati. Quel che ci ritroviamo oggi è un parcheggio di cervelli in atrofia, costoso e molto autoreferenziale che per giunta plagia molti studenti con lo slogan “più risorse, più qualità”.
Aspettiamoci un altro provvedimento a Ferragosto, quando il riottoso popolo dell’Onda sarà nel posto che più gli compete. Al mare.

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