Ho scoperto perche’ il mio capo odia cosi’ tanto i meeting. Si chiama Frank Bartels, e' originario del Ghana e affermato accademico. Sette anni fa sceglie di entrare nelle UN, dove gli viene assegnato un incarico di responsabilità che lo costringe spesso a meeting fiume e riunioni plenarie.
Basta gettare un occhio sulla sua agenda in cuoio per intuire, tra scarabocchi, numeri obliqui e schemi pedestri, che le sue ore d’ufficio siano un continuo andirivieni dal suo ufficio. E mi stupisco di come possa conservare un’invidiabile cordialità, solo a tratti rotta da smorfie bonarie e versi che ricordano l’impatto di una pallina da tennis sulla racchetta.
Come racconta la rubrica Freakonomics sul NYTimes, ci sono due tipi di “time schedule”: quella del “manager”e quella del “maker”.
Il primo e’ l’uomo di potere, che dopo incarichi specialistici assurge ai piu’ alti livelli della gerarchia. Non ricorda nemmeno i rudimenti tecnici del mestiere perche’, passato a gestire persone, non ha piu’ bisogno di conoscere in dettaglio le aggregazioni di acidi o i tassi spot a tre mesi. Ha un altro lessico, fatto di “coinvolgimento”, “spirito di gruppo”, “incentivi”, “produttivita’”, “soddisfazione”. Il suo orario e’ nella tradizionale agenda, scandito da appuntamenti di un’ora. Un buco a pranzo viene subito riempito da una colazione di lavoro con un collega. Basta un appunto e via.
Il “maker” e’ lo scrittore, il creativo, il free-lance che ha bisogno di qualche ora per pensare l’idea e mezza giornata per realizzarla. E’ terrorizzato dall’idea che un meeting, o addirittura un caffe’ con un collega possa spaccargli la mattinata in due parti. Diventa frenetico. E improduttivo.
Lo tormenta il conflitto tra ragione, che gli impone di accettare un colloquio con i suoi colleghi, e istinto creativo, che lo ammonisce di non disperdere il suo tempo in incontri.
Mr. Bartels, come avrete capito, ha un animo da maker e una responsabilta’ da manager. Molte volte si trova a litigare con se stesso perche’ non sa quale delle sue identita’ far prevalere: riunione con quell’incompetente stagista italiano alle 2 o lettura del rapporto mensile dell’Economist Intelligence Unit?
Qualunque cosa scelga, si sentira’ in colpa. Nel primo caso rimpiangera’ di non aver dato al ragazzo la chance di dire la prima cosa intelligente in 3 settimane. Nel secondo caso, avra’ timore di non poter piu’ sapere la crescita del settore tessile in Nicaragua.
A pensarci bene, al conflitto di identita’ non e’ estraneo nemmeno un comune stagista. Ora mi libero dei panni di “maker” del blog e indosso quelli di “manager” di me stesso, cioe' mi metto a lavorare. Altrimenti cosa racconto a Mr Bartels alle 2?
giovedì 30 luglio 2009
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