mercoledì 22 luglio 2009

L'alcol, Letizia e la sindrome del Divin Codino

Comincio a sospettare che la Moratti passerà alla storia per l’ordinanza sull’alcol più che per l’Expo. Un po’ come Roberto Baggio resterà nella memoria per il rigore sbagliato a Pasadena che per il Pallone d’Oro.
La Letizia di Milano oggi si crogiolava ascoltando da un Red Ronnie più fulvo che mai i lusinghieri sondaggi pubblicati dalle maggiori testate nazionali. Compresa la tanto bistrattata e antigovernativa “Repubblica”.
Mettiamo le cose in chiaro. Il problema della diffusione degli alcolici tra i giovani è reale. Se non ci credete fate un giro su internet e troverete un rapporto Istat 2009 che descrive dettagliatamente l’aumento di consumo di alcol tra gli adolescenti.
Il problema è capire quale sia lo scopo dell’ordinanza.
Suscitare un dibattito sull’uso di alcol tra i giovani, come dicono alcuni?
Se bisogna discutere su come allontanare un ragazzino dal bicchiere facile, l'ordinanza del sindaco ha meno poteri del dialogo quotidiano dei genitori con il figlio alticcio.
Fissare dei principi generali, regole di convivenza civile?
Contro questa idea si schierano quelli del “se si proibisce, si incentiva la trasgressione”. È un aspetto che esiste ma non mi pare che là fuori sia pieno di ragazzi che guidano la macchina a sedici anni e senza patente per il gusto della trasgressione. E inoltre mettere delle regole precise ma trasgredibili non è un buona giustificazione per non averne. Piuttosto, proprio perché le norme siano generali, facciamo una legge che vieti il consumo a tutti gli under sedici, non solo ai giovani milanesi.
Intraprendere la politica del pugno di ferro?
In Gran Bretagna, il divieto di vendere alcolici ai minorenni esiste davvero, nel senso che ogni cassiera del supermercato si prende la briga di chiedere i documenti all'imberbe anche a Natale, con Ms Smith in fila che sbotta per tornare a casa a fare l'albero.
Non possiamo obiettare più di tanto che al di là della Manica il divieto di vendita non equivalga a quello di consumo, e il limite sia superiore di due anni rispetto all’Italia. Finiremmo per descrivere i comportamenti degli adolescenti in maniera deterministica. E invece i dati statistici evidenziano che nel Regno Unito, a parità di regole, il numero di giovani bevitori e la morte per abuso di alcol è aumentata dal '91 a oggi. La relazione “regola più severa implica riduzione del comportamento dannoso” non regge.
E’ in atto un cambiamento nei costumi degli adolescenti a cui la risposta mediante la sola legge non può che fare il solletico. Anzi, far scoppiare dalle risate, se si parla di alcol.
In definitiva, siamo d’accordo che questa ordinanza sia utile come l’ultimo giro di walzer sul Titanic ma non confondiamola con una regola totalmente insensata.
Piuttosto, come si farà rispettare la legge?
Magari pattuglie di vigili urbani si apposteranno davanti ai locali come di fronte ai luoghi del malaffare colombiani e qualche celerino travestito da rastone si metterà a offrire del fumo con una mano e a chiedere i documenti con l’altra.
O forse ci sarà una di migrazione di emo e punkabbestia verso Cinisello Balsamo e Cernusco sul Naviglio (mica Barcellona!) per qualche settimana, giusto il tempo che Studio Aperto apra con il caso del giovane frikkettone multato con il whisky in mano.
Poi tutto tornerà come prima. Avremo archiviato il dibattito pubblico senza aver mutato il comportamento dei giovani alcolisti.
Intanto però la Moratti, quando sarà rieletta, ci penserà a quell'ordinanza e stapperà una bottiglia di champagne.
Tanto lei i sedici anni gli ha passati da un pezzo.

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