Mr.Markus Bogner, chief di HR, per sua ammissione “ha preso piu’ ferri con le donne che con i tiri da tre”. E' lui il signore di 2 metri sulla cinquantina che resiste agli assalti del colesterolo con le discese coast-to-coast sul campo di basket.
Markus mi presenta i suoi compagni di squadra.
Ferenc fa di nome come il suo connazionale nonché mitico centravanti del Real Madrid anni ’50 Puskas, ma alla palla di cuoio bianca e nera ha preferito quella a spicchi. Fa il direttore di un’unità al 13° piano dell’edificio D. Scorazza per il campo con l’agilità del giovane Mike D’Antoni, cui somiglia in modo imbarazzante per via del” baffo western”. Duetta spesso con la figlia Judith, che dal padre ha ereditato la passione più del talento, e ogni tanto si incarica di placare l’animo collerico del giovane francese Mathieu, il più dotato di tecnica e agonismo.
Olaf, invece, se la prende se gli dai del “russo”. Ha gli occhi da lupo della steppa come molti figli di Madre Russia, la tempra dell’ufficiale dell’Armata Rossa e tiene i calzini bianchi alti fino a meta' gamba, come Belov alle Olimpiadi vinte dall’URSS. Eppure ha sempre rinnegato il Cremlino, anche quando da giovane cestista della Lituania era costretto a rappresentare la corazzata sovietica.
Le partite filano via veloci come le gambe dei miei compagni. Ci entusiasmiamo per i tiri dalla distanza, lottiamo sui palloni vaganti con la voracita' dei professionisti. Il sudore ci rende ebbri di vitalita'.
Ho dimenticato le difficolta' del calcio. A mio favore gioca l'eta' ma per fiato e canestri a segno loro sono decisamente superiori.
Per il resto siamo alla pari: se sbagli il tiro libero, che tu sia Senior Chief o stagista alla terza settimanama, il “fanculo” gratuito non te lo nega nessuno.
mercoledì 29 luglio 2009
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