
Il suo nome è Insa Dia ma tutti lo conoscono come Ben, dal nome di un grande personaggio del Senegal, il suo Paese. Ben è un piccolo grande eroe dei nostri giorni. Ha trascorso quindici anni a Bruxelles come autore di documentari sui misfatti d’Africa, per spronare gli emissari dei governi dell’Unione a scucire qualche euro in più dalle esangui casse nazionali. Ha smesso di fare il “lobbista dei poveri” da pochi anni ed oggi lavora a Torino all’ILO, un’istituzione affiliata alle Nazioni Unite, per la quale forgia i futuri angeli della ricostruzione africana. Tiene corsi sulla social security per diffondere l’idea di protezione sociale in Paesi in cui l’80% dell’economia è in nero e nessuno sa cosa sia la pensione per la vecchiaia, o l’assistenza sanitaria. Perché la vecchiaia non esiste e le medicine sono ancora un diritto di pochi.
I suoi occhi si accendono di speranza mentre fissano Obama con Sasha e Malia davanti al Castello di Cape Coast, teatro dell’Olocausto africano.
Da oggi si sente meno solo a sognare un destino diverso per la sua terra.
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