venerdì 10 luglio 2009

Tutta colpa del Boogie

Per ogni figlio degli anni ’80 l’immagine di Jacko si confonde con il sorriso del bambino “Orzoro” e le acrobazie di Marc Lenders.
Quella di Jackson è la prima morte di una popstar nell’era digitale. Pensate a cosa sarebbe potuto succedere se Elvis si fosse strozzato con le ossa di pollo (così si narra) durante un pomeriggio del giugno 2009. Ascolteremmo gli stessi rituali, la stessa commozione che ora accompagnano Jacko al riposo eterno. E poco importa se la Elvis avesse oggi 74 anni, e una popolarità offuscata dal declino artistico.
Ma c’è qualcosa di più che il destino ha riservato al re del pop. A lui, artefice della rivoluzione dei videoclip degli anni ’80, il destino ha riservato l’onore di essere anche il primo “defunto globale” della storia, se è vero come è vero, che a metà dello scorso decennio uno studio aveva certificato che il 75% della popolazione mondiale lo conoscesse (l’amatissimo Giovanni Paolo II era al 44%).
Micheal Jackson sta allo showbiz come Jimi Hendrix sta alla chitarra elettrica. Il suo carisma rivoluzionario si estende anche oltre la morte. Ha radunato attorno alla sua bara dorata migliaia di persone (e milioni di telespettatori) nonché decine di personalità illustri, giunte a commemorarlo. Ricordate lo sguardo perso nel vuoto di Paul Mc Cartney dopo la morte di Lennon? Scosso e turbato, allontanava le telecamere con l’imperizia di un cantante pop alle prime armi. Pochi giorni fa, è stata invece “guerra” di comunicati stampa delle star per onorare la memoria del “più grande artista di sempre”, con buona pace del povero John o di Elvis, appunto.
Durante la carriera, Jackson ha cercato di costruire (non solo con l’aiuto del bisturi) un’immagine ecumenica, capace di legare insieme razze e religioni diverse, con canzoni semplici e testi imperniati sui valori più profondi dell’umanità.
Dopo la morte Michael si è sublimato addirittura a feticcio di sé. Il genio defunto non è più solo l’immortale autore di successi, è soprattutto un’immagine inerme catturata, replicata, diffusa dai media e dei fan, che si cibano della memoria del loro idolo distruggendone il fulgore artistico e lasciandone solo la caricatura sbiadita in jpeg.

A me piace ricordarlo così, flessuoso e talentuoso insieme ai suoi smaglianti fratelloni dei “Jackson Five”.
Tutta colpa del Boogie?


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